Portugal Telecom occhio alla prescrizione! L’ormai nota vicenda di Portugal Telecom inizia nel 2013 quando, nell’ottica di uno sfidante progetto di espansione internazionale, la società di telecomunicazioni portoghese veniva incorporata nella brasiliana Oi S.A.. L’enorme indebitamento della società brasiliana (quasi 30 miliardi di Euro nel 2015), tuttavia, finì per travolgere le obbligazioni Portugal Telecom, la cui garanzia del rimborso era passata in capo a Oi S.A., che in poco tempo videro crollare i propri prezzi, fino sostanzialmente ad azzerarsi in occasione del default di Oi Brasil occorso a giugno 2016.

Sono quindi ormai trascorsi quasi 10 anni dalla gran parte degli acquisti di obbligazioni Portugal Telecom per opera di investitori privati italiani, acquisti avvenuti tramite la mediazione degli istituti di credito.

È importante ricordare che in ambito finanziario, la prescrizione è decennale. Bisogna quindi fare attenzione a muoversi per tempo al fine di ottenere un risarcimento, entro i 10 anni dalla data di questo. Per fare un esempio, ad oggi gennaio 2025, è possibile contestare – salvo specifiche eccezioni – tutti gli investimenti avvenuti da gennaio 2015 in poi. Per le operazioni antecedenti, se non è stata adeguatamente bloccata la prescrizione, non è possibile avviare un’azione legale. Come bloccare la prescrizione? Un’ottima soluzione è quella di ottenere i documenti dalla banca tramite procura, di modo da avere tutto il tempo necessario per portare avanti un’azione risarcitoria e recuperare le somme perse.

Ad oggi la soluzione più immediata e concreta per recuperare le perdite generate dai titoli Portugal Telecom è quella di agire contro le banche intermediarie che hanno permesso ai clienti di acquistare questi titoli, instaurando una causa ordinaria o un ricorso ACF (Arbitro per le Controversie Finanziarie, presso la Consob) per le responsabilità loro imputabili.

Non è raro infatti che molti intermediari finanziari, pur non avendo rispettato gli obblighi informativi previsti dalla legge italiana e da quella europea, abbiano comunque lasciato che i propri clienti – in maniera inconsapevole – investissero in titoli di assoluto rischio quali le obbligazioni emesse dalla Portugal Telecom, finendo così con il perdere ingiustamente tutti i propri risparmi.

Ricordiamo inoltre che gli intermediari hanno altresì l’obbligo di sottoporre ai propri clienti un questionario di profilatura, con l’obiettivo di capire la tipologia di investitore e quindi l’idoneità di tale profilo rispetto all’investimento in strumenti finanziari rischiosi quali i titoli Portugal Telecom. Nel condurre tale test, ovviamente l’intermediario non deve in alcun modo indirizzare il cliente verso specifiche risposte né, tantomeno, può sottrarsi ad un’analisi critica sulla veridicità di queste.

Martingale Risk, società leader nell’ambito del contenzioso bancario, sta organizzando un’azione risarcitoria per conto di tutti gli investitori che hanno acquistato queste obbligazioni. Offriamo una Analisi Preliminare Gratuita degli investimenti, con l’obiettivo di valutare senza impegno se e quanto è possibile recuperare dalla banca che ha venduto i titoli. Inoltre, previa valutazione gratuita e non vincolante, Martingale Risk potrà formulare un’offerta a Zero Costi Anticipati: in questo modo, il cliente che ha già subito perdite economiche non dovrà pagare alcuna somma aggiuntiva, ma corrisponderà unicamente una percentuale sulle somme recuperate, e solo a risarcimento effettivamente avvenuto.

Abbiamo già recuperato oltre 2,5 milioni di Euro dalle banche intermediarie in favore di più di 50 clienti che avevano investito in titoli Portugal Telecom; giusto pochi giorni fa abbiamo registrato un nuovo caso di successo in sede di ACF per due investitori che avevano acquistato queste obbligazioni.

Nuovo caso di successo in ACF su Obbligazioni Portugal Telecom: recuperati € 45.286,64

Due investitori bresciani hanno acquistato Obbligazioni Portugal Telecom tramite la loro banca intermediaria, riscontrando delle onerose perdite. Si sono rivolti al team di Martingale Risk, che, a seguito di un’approfondita analisi, ha rilevato gravi inadempienze in capo alla banca. In primo luogo non risultano prove a conferma dell’avvenuta consegna da parte della banca agli investitori né della scheda prodotto né della documentazione informativa. Secondo la normativa, infatti, la banca è obbligata a esporre tali informazioni al cliente, in quanto a quest’ultimo deve essere garantita la piena tutela in sede di investimento. Inoltre, anche se la banca è tenuta ad aggiornare la profilatura dei clienti ogni tre anni, questa risultava ormai obsoleta e non attendibile e, ad aggravare ulteriormente la situazione, le domande poste nel questionario erano esclusivamente autovalutative. In base al contratto, infine, la banca era tenuta ad eseguire le valutazioni di adeguatezza anche in caso di operazioni effettuate autonomamente, ma non sussiste alcuna evidenza idonea a dimostrarlo. Forte del nostro sostegno, i due risparmiatori si sono rivolti all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), che ha concordato con le nostre osservazioni. Gli investitori sono stati risarciti di € 45.286,64.

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