La vicenda del crollo dei fondi H2O ha scosso profondamente il panorama finanziario italiano. Le perdite di coloro che hanno acquistato strumenti finanziari legati a questi fondi, in Italia, ammontano a circa un miliardo e mezzo di Euro. Siamo certi che sia esclusiva responsabilità degli investitori?

La vicenda in breve

H2O è una società londinese fondata nel 2010 da Bruno Crastes. Investiva nei mercati obbligazionari, azionari e valutari a livello globale ed era partecipata in forma maggioritaria da Naxitis, banca d’affari francese. La società, in 10 anni, ha subito una crescita esponenziale, passando dalla gestione di circa 3 miliardi di Euro a oltre 30 miliardi. 

I problemi hanno avuto inizio quando, nel 2015, H2O ha cominciato a investire in diverse società che hanno emesso strumenti illiquidi, ovvero strumenti che bloccano le somme investite per un elevato lasso di tempo, nonostante il rendimento potenzialmente elevato. Nel 2019 la società è stata oggetto di una polemica a causa di un articolo sul Financial Times: ha creato scalpore un investimento di oltre 1,4 miliardi di euro in bond, anch’essi illiquidi. Questi bond, oltretutto, erano tutti riconducibili ad una sola persona, l’imprenditore tedesco e fondatore del gruppo Tennor Lars Windhorst. Bruno Crastes, figurava nel comitato consultivo di una società collegata allo stesso Windhorst: un evidente conflitto d’interesse.

Sostanzialmente non solo gli investimenti erano estremamente rischiosi, ma sono anche state infrante le regole sulla concentrazione del rischio di controparte. Un report dell’aprile 2020 da parte degli analisti di Morningstar ha assegnato il rating “negative” al fondo “H2O Allegro”, per aver sottoscritto obbligazioni illiquide. Oltre a questo fondo altri cinque  presentavano al loro interno obbligazioni di quel tipo: “H2O Adagio”, “H2O Moderato”, “H2O MultiBonds”, “H2O MultiStrategies” e “H2O Vivace”.

Il crollo

Il crollo dei fondi H2O ha inizio nel febbraio del 2020, quando in un solo mese sono stati persi 7 miliardi di Euro. L’Italia ha rappresentato uno dei principali mercati di sbocco per il collocamento dei fondi H2O da parte di oltre 30 intermediari italiani, per un importo stimato di circa 1 miliardo e mezzo di Euro.

Dopo il drastico crollo di cui si è parlato sopra, il valore dei fondi H2O non è più tornato sui livelli pre-crisi. Ben otto fondi sono stati sospesi: H2O MultiBonds, H2O Allegro, H2O MultiStrategies, H2O Adagio, H2O Moderato, H2O Vivace, H2O MultiEquities, H20 Deep Value.

Cosa può fare un investitore che ha subito perdite da questi fondi?

Martingale Risk suggerisce agli investitori che hanno subito perdite di rivalersi nei confronti delle banche intermediarie che hanno venduto loro questi titoli. Questo perché il rischio derivato dagli investimenti in fondi H2O era chiaro agli operatori professionisti che, nonostante tutto, non hanno fatto nulla per evitare la perdita economica. 

Gli intermediari non solo devono rispettare gli obblighi informativi, fornendo tutte le caratteristiche necessarie all’investitore per acquistare strumenti senza rischi. Ulteriore compito dell’intermediario è quello di sottoporre il cliente alla profilatura MiFID, al fine di capire la tipologia di investitore, le sue conoscenze e la sua esperienza, e valutarne quindi l’idoneità. 

Martingale Risk interviene proprio in caso di queste criticità. Previa un’analisi gratuita del singolo caso, sarà possibile valutare le chance di recupero, attraverso o una causa civile ordinaria o un ricorso all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF). 

Seguendo rigorosamente la politica dei Zero Costi Anticipati, Martingale Risk fino ad oggi ha recuperato 300 milioni di Euro per i suoi clienti. Non lasciarti sfuggire la possibilità di ottenere un risarcimento!

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